Corrado Giuffredi, clarinetto | Giampaolo Bandini, chitarra
Cesare Chiacchiaretta, fisarmonica e bandoneón
Antonio Mercurio, contrabbasso | Roger Catino, percussioni


Formato da alcuni tra i migliori musicisti sulla scena internazionale, I Filarmonici di Busseto prendono il nome dalla storica formazione di Busseto (paese natale di Giuseppe Verdi) di cui proprio lo stesso Verdi fu direttore negli anni dal 1836 al 1839.

Cinque virtuosi per un programma nel segno della levità, dell’acrobazia, del volteggiare fantastico, della gioia, della danza e del divertimento. Da Johann Strauss a Arturo Márquez, da Georges Bizet a Joaquín Rodrigo, dalle danze messicane ai valzer viennesi, in un’esultante alternanza di soli e tutti, di lacrime e sorrisi, di giocolieri e di prestigiatori. Esecuzioni ricche di sorprese e di emozioni, sempre giocate sul filo dell’istante. Applausi ai sei incantatori. Che lo spettacolo inizi.


Un Ensemble che non 𝗳𝗮 musica, 𝗲̀ musica. I Filarmonici di Busseto, ospiti dell’Associazione Filarmonica Umbra, hanno entusiasmato il pubblico del Teatro Secci di Terni, gremito in ogni ordine di posti, nel concerto tenuto il 4 dicembre.
L’orecchio italiano è da sempre appagato da ogni melodia, soprattutto da quella dell’opera. E il pubblico italiano, quando l’ascolta, è felice, fatica a non canticchiarla e a non ondeggiare a tempo sulla poltrona dei teatri. Ebbene, anche al Secci, il leggero tremolio delle file di platea poteva avere solo due cause: un lieve evento tellurico (che non c’ era), o un pubblico avvolto da un
immenso piacere fisico, irrefrenabile. I Filarmonici di Busseto (Corrado Giuffredi, Giampaolo Bandini, Cesare Chiacchiaretta, Antonio Mercuri, Roger Catino) hanno creato questa energia contagiosa, con la loro duttilità straordinaria, trasformisti del colore, del fraseggio, delle nuances sonore, del battere e del levare, cuciti su misura addosso ad ogni autore, come uno scintillante abito musicale, che spaziava da Verdi a Strauss, a Rota, a Ravel,
ad Anderson…
Sì, perché persino il Typewriter di Anderson, eseguito alla macchina da scrivere dal batterista Roger Catino, ha provocato il fulmineo correre dei fotografi, per accaparrarsi le postazioni più idonee a non perderne neanche una…battuta. E alla fine dei bis, acclamati a gran voce dal pubblico, l’inchino di ringraziamento dei cinque, con il pudore quasi imbarazzato della loro spudorata bravura.
Mirella Mostarda
Filarmonica Umbra https://www.facebook.com/filarmonica.umbra